ATAC, ora parlano gli autisti: ecco i retroscena di una rabbia inaudita (ma giusta)

ATAC, ora parlano gli autisti: ecco i retroscena di una rabbia inaudita (ma giusta)

Roma, 6 novembre. C’è l’ATAC, al Campidoglio. L’ATAC vera, dei lavoratori, di chi tiene viva l’azienda, di chi – forse anche troppo – si carica di responsabilità non sue. L’ATAC di chi oggi, finalmente, vuole far sentire la sua voce. È l’ATAC dei conducenti, di quegli autisti (almeno 500) stufi di subire, per l’ennesima volta, l’inadeguatezza di un vertice malato, la corruzione di un sindacato assente e, perché no, gli sfoghi dell’utenza, che nel conducente vede l’unico – nonché ultimo – punto di sfogo.

Protesta autisti ATAC

“DIVISI DAI SINDACATI”: LA PROTESTA È AUTONOMA – E ci tengono subito a metterlo in chiaro, i conducenti: “la nostra – esordisce l’autista – è una protesta autonoma. La massa dei lavoratori è contraria all’adesione dei sindacati. Le nostre proteste sono divise, spaccate. Loro non sono più credibili, sono delegittimati. E noi li abbiamo surclassati”. E, a vedere i due schieramenti, così è: se da un lato i conducenti sfiorano quota 600 partecipanti, della “triplice” ci saranno si è no una cinquantina di sindacalisti. “Siamo in netta maggioranza: questa è la nostra vittoria”, esclama Gabriele Croce, che – megafono alla mano – guida il corteo da Piazza Venezia al Campidoglio.

L’INDIFFERENZA DEL SINDACO – Anche se in minoranza, però, ai sindacati viene riservato un trattamento speciale: non solo hanno libero accesso da subito al Campidoglio (al contrario dei conducenti, smistati a Piazza dei Santissimi Apostoli) ma poi, sempre al contrario degli autisti, vengono pure accolti dal sindaco Ignazio Marino, indifferente nei confronti della maggioranza in divisa da conducente. Coi sindacalisti pare si sia trovato l’accordo (“sospensione spending review fino a dicembre, impegno da parte del Comune a rafforzare ruolo pubblico di ATAC discontinuità con il passato”), ma con gli autisti – cuore della protesta – silenzio più totale.

Autisti Campidoglio

“CARENZA DI PERSONALE E DI VETTURE: LE CORSE SALTANO” – E se Marino sceglie di non ascoltarli, quei problemi reali, tanto vale riassumerli qui per fare chiarezza:

  • Carenza di vetture (quelle vecchie non si possono riparare, ed ecco che ne spuntano di nuove);
  • Diminuzione dei tempi di corsa (tempi inauditi, noncuranti del traffico e delle numerose carenze);
  • Carenza di personale (eppure gli interinali – autisti estivi, dal contratto determinato – aspettano alla porta);
  • Ferie arretrate (la media è di almeno 80 giorni a testa da “scontare”. E i giorni di permesso sono una rarità);
  • Uffici pieni, mezzi vuoti (con la gestione Alemanno assunti oltre 800 impiegati, per un totale di 2000 contro 5000 autisti).

5000 autisti, 2000 impiegati. Per un’azienda che si occupa di trasporto pubblico è un paradosso. Specie se in quegli uffici, chi sta ai piani alti, spesso e volentieri percepisce doppio stipendio e regala premi di produzione esorbitanti (non ai conducenti, è chiaro). Ed è così che le corse saltano, gli autisti sono costretti a ripartire subito senza potersi permettere una sosta. E se quelle 800 assunzioni imposte dall’ex sindaco Alemanno, oggi, non si possono ritirare, che almeno le si ricollochino, per sfruttare al meglio una forza lavoro forse eccessiva ma che ad oggi è ben presente (e tanto vale valorizzarla).

“CHIEDIAMO L’APPOGGIO DELL’UTENZA” – Inoltre, c’è la delicata questione passeggeri. Questione che, come anticipato, spesso manda in escandescenza gli autisti. “Se ad ogni fermata devo sentirmi insultare, dopo un po’ o blocco tutto o ti mando a quel paese”: è il ragionamento di un autista, che alle proteste animate dei passeggeri proprio non ci vuol stare. Un suo collega mi confessa: “senza l’aiuto dei cittadini, dell’utenza, non andremo mai da nessuna parte. Se ci scanniamo tra di noi non si giunge ad una soluzione, si aggrava il problema”. Come dargli torto.

Protesta ATAC

Abbandonando il Campidoglio, tante sono le immagini da non dimenticare mai di questa giornata di protesta. Si è alzata la testa. E non si tratta solo una questione lavorativa: quella dei conducenti è una questione civile, che riguarda e deve riguardare tutti. Che si pronuncino i colpevoli: dai sindacati, al sindaco fino ai vertici dell’azienda. Così non si può andare avanti, e lo hanno capito in primis i conducenti, pronti a bissare la protesta al più presto. Chiudo con un invito, rivolto proprio a loro: avete in mano Roma, potete farvi sentire a gran voce, potete bloccare una città. Fatelo, per il bene vostro e per il bene della Capitale, futura vittima, di questo passo, di un’ondata inaudita di inciviltà. Che non diventi una guerra tra poveri, bensì una guerra al palazzo. Definitiva, mi auguro.

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.