2012 – Renzi si è preso gioco di Bersani – nel corso della sua campagna elettorale – delegittimandolo, irritandolo, creando fratture nel partito, insidiandosi negli affari “di Palazzo” pur avendo perso le Primarie. “Sono solo il sindaco di Firenze”, diceva;
2013 – Renzi si è preso gioco di Letta – nel corso del suo governo – delegittimandolo, irritandolo, creando fratture nel partito, insidiandosi negli affari “di gabinetto” pur essendone estraneo, pur sapendo quanto quel governo (anche se inefficiente) fosse paradossalmente necessario. “Sono solo il sindaco di Firenze”, diceva;
2014, oggi – Matteo Renzi è riuscito a scalare la montagna con personalità scaltra, egoista, fine a se stessa, spingendo il PD a “sfiduciare” il suo Presidente del Consiglio a scapito di chi ha tentato (fallendo, e non solo grazie al ‘sindaco’) di lavorare.
“Cordiali saluti”, dice Civati.
E fa bene, dato che il segretario (sì, sempre lui) aveva detto di “voler andare al voto” dopo le Europee.
Domani, al contrario, verrà “eletto” da Giorgio Napolitano.
Ecco a voi Matteo Renzi, nuovo salvatore della patria, nuovo Messia, nuovo capo carismatico, nuovo leader autoritario, nuovo uomo del momento.
Su cui io – e spero anche voi – nutro più di qualche dubbio.