Come – e perché – fidarsi dell’Unione Europea

Come – e perché – fidarsi dell’Unione Europea

A pensare che nel 1945 il continente Europeo (e non) si dichiarava guerra, si divideva, si uccideva, collassava – a favore dell’egemonia americana –, l’attuale Unione Europea (seppur con le sue imperfezioni) ci sembra un miracolo quasi inaspettato, di certo positivo per le logiche di pace che da quasi 70 anni sembrano essersi finalmente assestate. Parlavamo di imperfezioni, ebbene conviene elencarle per due, grandi filoni: quello politico e quello economico. Ora – lo dice il fenomeno dell’euro-scetticismo – si vorrebbe buttare tutto. Ma siamo sicuri che sia la soluzione? L’euro può ancora essere una grande opportunità, che però presenta gravi lacune. Per affrontare la crisi, forse occorre partire da lì: dai nodi irrisolti.

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LA SOVRANITÀ POLITICA E IL PROBLEMA DEL DEBITO – Una moneta unica dovrebbe comportare anche una politica economica unica. Invece il governo unitario – con un solo, vero potere fiscale, nonché una gestione comune del debito– è assente. Ecco perché parlare di Stati Uniti d’Europa ad oggi è utopistico. “È solo questo il problema dell’Europa”, si direbbe. Anche se per importanza di sicuro è il primo, non è affatto l’unico. Se con l’Euro, dopo immensi sacrifici, si è arrivati ad un’unione monetaria, essa presenta diverse falle. La moneta unica, infatti, manca di una gestione comune della politica fiscale e del debito, presentando – al contrario – diverse gestioni nazionali. Per capire il perché di una scelta così azzardata e controproducente bisogna tornare al 1992, anno in cui si cominciò a ragionare in base a quali parametri costruire l’Euro. Vi era una via maestra: costruire una gestione comune della politica fiscale e del debito. Di fronte alla possibilità di una cessione di sovranità politica, la Germania di Helmut Kohl si oppose. La soluzione trovata fu diversa: conservare le politiche economiche nazionali, agganciateparametri comuni. Quali? Per convincere la Francia Kohl ebbe un’idea brillante: propose gli stessi criteri da tempo adottati dal governo del presidente francese Mitterandconcepiti in una sola notte per evitare il collasso del suo stesso governo: (ovvero, contenere il deficit pubblico entro il tetto del 3% del PIL e il debito pubblico entro il 60%). Poteva mai Mitterrand respingere un’idea che veniva dal suo stesso governo? E potevano mai tutti gli altri respingere un criterio proposto dai due partner maggiori? E così da allora si sviluppano periodici psicodrammi contabili intorno a quelle due formule percentuali, ripetute come dei mantra.

LA SOVRANITÀ MONETARIA E LA BCE – La sovranità monetaria non significa solo stampare carta moneta. Le Banche Centrali possono avere poteri più ampi. In Germania, persino oggi, vige nell’opinione popolare una singolare sovrapposizione tra la grande inflazione del ’23, la grande depressione del ’29 e l’avvento di Hitler. Per i tedeschi le ondate inflazionistiche hanno portato al potere il nazismo. È errato: non c’è dubbio che l’inflazione del ’23 abbia indebolito la repubblica di Weimar nella sua fase nascente, però il rapporto di causa-effetto tra economia e politica è tra la deflazione dovuta alla crisi del ’29 e l’avvento politico di Hitler. In ogni caso resta forte una sindrome di fobia verso l’inflazione: il timore delle autorità monetarie tedesche era – già dopo il Trattato di Maastricht– che cedere alla banca centrale tedesca il potere di prestatore d’ultima istanza, ovvero di emettere moneta anche acquistando, direttamente o indirettamente, titoli di stato, portasse al rischio di emetterne troppa e causare nuove ondate inflazionistiche. Quando la banca centrale acquista i titoli dei vari stati, aumenta la massa monetaria di quel mercato, regolando l’emissione di moneta acquistando (o vendendo) prodotti finanziari e titoli dalle singole banche. Oggi, la Banca Centrale Europea non può farlo.

UN PERCORSO DIVERSO PER L’EUROPA – Ma Mario Draghi, tra il 2011 e il 2012, coi fondi d’emergenza si è avvicinato e non poco a quel meccanismo. Con il Long Term Refinanciang Operation (LTRO)  e con una ancora più coraggiosa operazione successiva, la BCE varò una vera a propria arma che le avrebbe consentito di comprare – tra le altre cose – predeterminati titoli di Stato, direttamente o indirettamente, nel caso che le tensioni sul mercato portassero i loro tassi di interesse a livelli incompatibili con la politica monetaria. Con questo strumento se un Paese membro dell’Eurozona si fosse trovato in difficoltà e avesse richiesto aiuti all’ESM (il fondo salva-Stati), la Banca Centrale Europea avrebbe potuto acquistare – con relativi vincoli – titoli di Stato di quel Paese per farne calare gli spread, dando così molta più fiducia ai mercati mondiali. Questi fondi di emergenza – effettivamente posti in essere – hanno creato un precedente fondamentale: se per istituirli è stata fatta un’enorme fatica, al prossimo giro ci saranno meno difficoltà.  Ecco perché – ed è bene sottolinearlo – un impianto di gestione più comunitaria della moneta si sta costruendo, specie se la Banca Centrale riesce ad emettere moneta regolando la massa monetaria acquistando o vendendo titoli di stato. Perché la Germania si è avvantaggiata? Perché è sbagliato il modo pratico in cui l’Euro è stato concepito: ovvero senza una condivisione della politica fiscale del debito e con una cessione molto parziale di potere alla banca centrale. Di 4 poteri, due politici e due monetari, solo uno è stato ceduto: quello d’emettere moneta. Ma sempre dall’Euro (e dai suoi difetti) si deve ripartire per rendere l’Unione Europea un sistema ben più efficiente di quello che già non è oggi. 

a cura di Riccardo Cotumaccio – Si ringrazia Paolo Mattera per i suggerimenti

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.