La legge elettorale a Cinque Stelle, spiegata – e ragionata – in pochi punti

La legge elettorale a Cinque Stelle, spiegata – e ragionata – in pochi punti

È vero, l’Italicum fa storcere il naso. Al partito non piace (Cuperlo non l’ha proprio mandata giù) ma gli elettori cercano di farselo andar bene – del resto “sempre meglio del Porcellum è”. È vero, Renzi non è che convinca poi tanto: vedi la collaborazione a quattro mani con B., accolto in pompa magna al Nazareno. La “profonda sintonia” col Condannato  (lo è ancora, per chi l’avesse dimenticato) è l’ennesimo colpo di grazia a chi, eroe solitario, ormai porta solo il ricordo offuscato di una sinistra che non c’è, ma un giorno c’è stata. È vero, “peggio del Porcellum non c’è niente”. Eppure, proprio lì all’angolino, vittime dei media, della Boldrini e di Grillo (ma non lo sanno) ci sono loro: i Cinque Stelle. E proprio loro, i grillini – guai a chiamarli così – una legge elettorale l’hanno scritta.

Legge Elettorale / MoVimento Cinque Stelle

Quello dei Cinque Stelle – come si evince dal pdf ufficiale del documento – è “un sistema proporzionale fortemente corretto, che combina alcune caratteristiche del modello spagnolo con altre del modello svizzero”. La legge elettorale, in contrasto al Porcellum, si pone l’obiettivo di “ricostruire un Parlamento rappresentativo e responsivo nei confronti degli elettori”.

Come? Anzitutto, per “proporzionale” si intende quel sistema caratterizzato dal principio base secondo cui l’assegnazione dei seggi alle forze politiche avviene in proporzione al numero di voti conseguiti da ciascuna.

Se ci è presentato, però, come “fortemente corretto”, dove questo sistema si corregge?

Sui premi di maggioranza, o meglio: sulla loro assenza. Per il MoVimento: “è il premio di maggioranza che determina l’esito reale delle elezioni, perché chi vince il premio prende la maggioranza e dunque governa”. Inoltre: “il premio è di fatto una sorta di elezione diretta dell’Esecutivo cui consegue meccanicamente la composizione del Parlamento, realizzando una forma di governo antidemocratica”. Di qui la critica al Porcellum, che: “è l’unico sistema a produrre una maggioranza in favore della forza più votata (sempre della stessa grandezza: 340 seggi)”.

Governabilità dal basso, non dall’alto: questo è l’obiettivo. Non più il “Capo che si impone a parlamentari privi di forza e progettualità politica”, ma un popolo – formato da cittadini – che condizioni gli eletti durante il mandato parlamentare, uscendo dallo schema “voto strumento di delega” per introdurre lo schema “voto come strumento di partecipazione”. Ecco, quindi, che si tocca un altro punto chiave del sistema: le preferenze.

Qui è bene riprendere il testo originale, per capire il giusto (e non ovvio) ragionamento sulle liste di preferenza:

“La preferenza presenta certamente lati positivi […] ma ha anche risvolti negativi: aumenta i costi della campagna elettorale, incrementa la concorrenza ed anche la conflittualità intrapartitica, accresce il ruolo delle lobbies, favorisce i comportamenti eccentrici di singoli candidati dentro i partiti e, soprattutto in certi contesti, premia comportamenti clientelari e persino attività corruttive”.

Di qui, l’inserimento dell’eliminazione del candidato, che oltre a poter esser scelto può anche essere cancellato. “L’elettore – infatti – può anche cancellare un certo numero di candidati inseriti nella lista che ha prescelto. Per ogni candidato cancellato la cifra elettorale della lista diminuisce di un’unità”. Così, col metodo preferenza/esclusione: “il sistema premia la compattezza iintrapartitica evitando un altro dei difetti delle preferenze tradizionali”. Inoltre: “se l’elettore non esprime ulteriori preferenze, astenendosi così parzialmente, significa che vuole punire la lista che presceglie per il fatto di aver presentato cattive candidature” . È, in sostanza, l’ennesimo potere dato ai cittadini: quello di poter fare pulizia sin dall’inizio, dal voto.

Voto che si esplica al seggio, in circoscrizioni che: “ridisegnate sulla base di valutazioni demografiche, geografiche e sociologiche (molto complesse), saranno volte ad individuare comunità territoriali con consistenza omogenea”, onde evitare un rapporto compromesso tra elettori ed eletti. È “contro il localismo” che questa legge vuole battersi, e dato che: “in una circoscrizione piccola il ‘raccomandato’ locale potrebbe facilmente raggiungere la percentuale di voti necessaria alla conquista di un seggio”,  va introdotto l’obbligo “di presentare liste in un certo numero di circoscrizioni e stabilire un bassissimo sbarramento nazionale ad hoc.

Ecco perché, col proporzionale corretto, “le forze piccole sono chiamate ad una scelta: correre da sole essendo sicure di avere molti meno seggi della percentuale di voti ottenuta, oppure fondersi in una formazione maggiore, concorrendo al suo successo. Questo induce le forze politiche piccole con scarsissima autonomia di proposta politica, i cui elettori non sono disposti a disperdere il voto per scegliere un progetto politico non troppo dissimile da quello di forze maggiori, a fondersi con i partiti più grandi”. È, in parole povere: “un sistema che induce gli elettori a convergere sulle forze maggiori”, costringendo i piccoli partiti ad unirsi in coalizioni forzate, e con ogni probabilità scomode.

Ora, senza premi di maggioranza, con soglie di sbarramento basse (o in determinati casi “bassissime”) e con un sistema che già di suo determina una notevole difficoltà a formare maggioranze coese,  la necessaria stabilità del Governo non è di certo assicurata. E ad oggi, nel periodo di massimo splendore della frammentazione politica, vien da chiedersi se una legge simile sia adeguata alle attuali condizioni elettorali del paese, o se sia sin troppo “idealistica”.

Oggi, sul blog di Beppe Grillo, il progetto è ancora in fase di discussione tramite referendum online, distribuiti – con tanto di spiegazioni – a puntate. Tenendo conto che l’Italicum – con ogni probabilità – diverrà legge a giorni, porsi troppi interrogativi sulla proposta a Cinque Stelle risulta persino inutile. Se non imbarazzante, visti i tempi.

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.