La profonda amarezza dei sei candidati PD al Campidoglio

La profonda amarezza dei sei candidati PD al Campidoglio

Qual è la prima cosa che cambieresti di Roma?
“Il destino”.

Il profilo Facebook dedicato alle Primarie del Partito Democratico per il nuovo sindaco di Roma ha pubblicato, la scorsa settimana, una clip dei sei candidati al Campidoglio impegnati nel rispondere ad altrettante domande (in altrettanti secondi) sui propri, futuri programmi elettorali. Il risultato, oltre che lessicalmente ‘renziano’, è decisamente poco azzeccato sia dal punto di vista contenutistico, sia su quello empatico.

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La risposta del “destino”, per l’appunto, è di Roberto Giachetti, attuale vicepresidente della Camera dei Deputati e – a detta di Renzi – “uno che conosce bene Roma”. Uno che la conosce bene, al posto di “destino”, avrebbe forse risposto diversamente, promettendo di cambiare le periferie o di combattere l’evasione. Insomma, per usare un termine renziano, avrebbe potuto dire qualcosa di più “concreto”. Eppure Giachetti, ex radicale, contrario alla nascita del Pd (tanto da digiunare in segno di protesta), sembra oggi il favorito sui timidi – ma sorridenti – avversari.

Mascia e "orso"

Uno di questi, Gianfranco Mascia, si presenta nella clip in compagnia di un orso di peluche, scimmiottando il noto cartone animato.

Il motivo per cui i romani dovrebbero votare alle Primarie?
“L’orso!”.

Un punto di partenza importante per rassicurare i cittadini romani, recentemente investiti da Mafia Capitale e dall’insediamento di un commissario esterno. Indignato dalla candidatura di Bertolaso, attento alla competizione pentastellata e portavoce dei Verdi, Mascia (senza l’orso) è però un uomo equilibrato, dalle idee sane e condivisibili. Nel suo blog su Il Fatto Quotidiano sostiene l’incentivo di piste ciclabili, l’uso di vetture elettriche e promette di dare filo da torcere all’ATAC. Principi dalle forti fondamenta, scansati a favore del simpatico pupazzo.

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Domenico Rossi (il primo nella foto, ex generale e attuale Sottosegretario di Stato del Ministero della Difesa) di Roma cambierebbe “il rapporto tra città e cittadini” (da segnalare la recente interpretazione de “La società dei magnaccioni”). La risposta di Domenico Morassut (ex comunista, cresciuto sotto l’ala di Rutelli prima e di Veltroni poi) è ancora più intensa: “Di Roma cambierei le carte per terra e le scritte sui muri”. Le cambierebbe.

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Stefano Pedica per cambiare la Capitale “ripristinerebbe le linee di bus soppresse”, dimenticando l’irregolarità e l’inadeguatezza di quelle già esistenti. Lui, ex Dc, Ccd, Udeur, Democrazia Europea e Idv, tenta il colpaccio con il Pd dopo esser balzato agli onori delle cronache per aver ottenuto un alloggio del Vaticano tramite Angelo Balducci (uno “socialmente pericoloso”, a detta del Tribunale di Roma). Ci tiene a precisare, in un altro video pubblicato sui social delle Primarie, che apprezza particolarmente la carbonara con la cipolla di Tropea. Chiara Ferraro, 25 anni, romana e autistica grave, si presenta alle Primarie “per accendere una luce sulla vita degli autistici e delle loro famiglie”. Scelta da interpretare, su cui – personalmente – condivido l’opinione di Gianluca Nicoletti de “La Stampa”.

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E mentre il motto “Vojo te” (al confine tra Zio Sam e Ignazio Marino) esplode sui social – poco meno di 300 like -, la volata dei sei verso il Campidoglio assume toni beffardi e profondamente populisti. Non si discute il contenuto (nella clip assente, se vogliamo, per scelta stilistica), quanto la scelta in sé: in un momento così grave per la Capitale d’Italia è fondamentale dimostrare professionalità, serietà e preparazione. Valori ancora una volta sopraffatti dal sorriso di facciata tipico del pensiero renziano, da tempo ridondante e tristemente inefficace.

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.