La voce di un giovane spagnolo: “Il mio paese non crede più nell’Europa”

La voce di un giovane spagnolo: “Il mio paese non crede più nell’Europa”

La Spagna in piazza, come l’Italia un anno fa. A Roma come a Madrid, la crisi dell’Europa unita si acutizza, dividendo – neanche a dirlo – politica ed opinione pubblica. Scontri, feriti e manifestanti sono il volto di un popolo disperato e ormai lontano dalle idee di un’Europa tedesca, cinica e tiranna, poco utili al fine di risollevare le sorti della Spagna e degli spagnoli.

Ne parlo con Alfredo Giménez, originario di Alicante e in Erasmus, qui a La Sapienza, presso la facoltà di Lettere e Filosofia.

La Spagna è in rivolta. Di recente si sono verificati gravi scontri, specialmente a Madrid. Cosa spinge gli spagnoli a scendere in piazza?

Premetto di non essere un esperto nel campo della politica, e che le mie risposte sono puramente soggettive. Tenterò comunque di spiegarmi al meglio. La situazione economica è difficile per l’Europa e soprattutto per la Spagna. Il governo segue alla lettera le indicazioni dell’Unione Europea, tagliando costantemente in settori fondamentali come quello dell’istruzione e della sanità. Forse alcuni di questi tagli sono necessari, ma la gente non vede alcun miglioramento. La gente scende in piazza per disperazione. Si sente ingannata: il governo dichiara di voler cambiare le cose, eppure non è la verità. Questo è il vero problema della Spagna, la mancanza di fiducia nei confronti del governo e dei politici. Ci sono innumerevoli casi di corruzione, e credo sia anche per questo che il popolo manifesta: perché non si sente rappresentato dall’attuale classe politica.

Si punta il dito contro Rajoy: che considerazione si ha del Presidente del Governo?

Dipende da opinione in opinione. Se hai votato al PP (Partito Popolare, ndr), allora Rajoy sta facendo le cose bene e sta risolvendo tutti i problemi che ha lasciato il governo precedente. Se non lo hai votato, è un uomo che sta facendo tutto quello che Angela Merkel dice senza tenere conto della opinione del popolo. Personalmente non ho votato il PP, ma credo che sia un buon politico. Rajoy, però, dovrebbe risolvere casi di corruzione all’interno del suo partito se vuole avere più credibilità. Anche il PSOE (Partido Socialista Obrero Español, ndr) vanta casi di corruzione nel partito. In pratica i due partiti sono più simili di quanto si immagini. La maggior parte del popolo, comunque, crede nel primo filone di pensiero. Chi manifesta, ovviamente, crede nel secondo.

Nell’ultima, grande manifestazione di Madrid ci sono stati dei feriti. Perché, secondo te, si arriva alla violenza? È necessaria?

Non credo che la violenza sia necessaria e anzi, credo che serva per dividere di più la differenza tra lo stato e il popolo. Si arriva alla violenza a causa di poche persone, di una piccola parte dei manifestanti che sfrutta la violenza perché crede che sia la forma migliore d’esprimere odio verso lo stato. Un odio incontrollabile. È un po’ come una reazione a catena. Queste persone scatenano violenza, e la polizia risponde con altrettanta violenza, quindi altri  manifestanti sentono rabbia per vedere questo e diventano anche violenti. Ma questo tipo di persone non è una maggioranza. La maggioranza è pacifica, ma è facile definire l’intera comunità una comunità di violenti. Anche la polizia ha le sue colpe, perché è molto difficile controllare una manifestazione e c’è sempre qualcuno che è violento. Ma la polizia è una entità organizzata e dovrebbe agire come tale: non è normale che abbiano poliziotti che facciano quello che vogliano con la gente, e che usino la violenza indiscriminatamente.

In Italia, tra i giovani, sono ancora diffuse ideologie fasciste e comuniste.
Anche la Spagna è ancora vittima degli estremismi?

Sì. Gli estremismi in Spagna, oggi, ci sono eccome. Credo che nelle situazioni di crisi, questo tipo di movimenti diventino maggiori. Perché la gente ha paura della situazione e pensa che il modello dello stato sociale non abbia funzionato bene e allora la gente cerca delle soluzioni in movimenti più radicali.

La Catalogna partecipa a queste manifestazioni? Come segue la vicenda?

Si, certo che partecipa alle manifestazioni, ma il caso della Catalogna è speciale. Esistono movimenti indipendentisti, come nel Paese basco o in Galicia, che c’erano già in precedenza, ma che adesso hanno più forza. Io appartengo alla comunità valenciana e anche lì ci sono dei movimenti indipendentisti e di fatto – ride – io ho molti amici che sono indipendentisti. Io non lo sono. Credo che si usano le lingue come scusa. Il vero motivo è la situazione economica; ma ad esempio, se la Catalogna diventasse un paese indipendente non sarebbe solo la Spagna a farne le spese, ma anche la stessa Catalogna. L’indipendenza non ha nessun senso adesso.

Nel tuo racconto si ritrovano molti dei motivi che hanno spinto l’Italia e gli italiani alla crisi di oggi. Sei in Erasmus a Roma: cosa noti di diverso dalla Spagna?

Italiani e spagnoli sono abbastanza simili e, in fondo, di superficie è tutto abbastanza simile. Una differenza sostanziale, però, sta nel rapporto con l’Unione Europea. Credo che gli italiani abbiano ancora fede nel sistema europeo e tedesco e gli spagnoli stiano perdendo questa fede a poco a poco, andando – forse –  per la stessa via come Grecia, il cui popolo ha già perso tutta la speranza nell’unione europea. Io ancora credo nell’UE (non tanto nel modello tedesco, alcune cose sì ma altre no) ma alcuni spagnoli si domandano se stare nell’UE ci beneficia oppure no, ma non se questo è anche così in Italia perché non conosco ancora molti italiani, è soltanto un’impressione che ho avuto.

Con Berlusconi l’Italia non ha saputo rialzarsi dalla crisi. Oggi, al suo posto, c’è Mario Monti.
L’attuale premier ha ridato credibilità in ambito Europeo all’Italia?

Credo di sì, almeno in Spagna è così. Perché Berlusconi… (ride). Non so, avevamo un pensiero di Berlusconi un po’ negativo, come se vivesse in una costante “dolce vita”. E tutti quegli scandali con le donne davano un’immagine dell’Italia un po’ negativa. Mario Monti ha riportato serietà nel governo italiano. Perlomeno non si vede coinvolto in scandali di alcun genere. Almeno per ora…

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.