Le 10 scene che vi faranno innamorare di Ennio Morricone

Le 10 scene che vi faranno innamorare di Ennio Morricone

Il nome di Ennio Morricone, dopo la vittoria del suo secondo Premio Oscar, è ancora più forte nelle memorie e nella stima di tanti italiani. Del Maestro, spesso, si conosce solo la fama, la fede calcistica (rigorosamente giallorossa) e il palmares di trofei vinti in tutto il mondo. Per chi volesse approfondire l’immensa – e ancora viva – carriera del compositore romano, ecco le dieci scene più emozionanti accompagnate dal suo immortale talento.

“Il buono, il brutto, il cattivo”, di Sergio Leone (1966)

Tuco Ramirez (interpretato da Eli Wallach), arriva al cimitero dove, secondo le sue informazioni, è nascosto un immenso tesoro. Credendo di esser scampato al ‘Biondo’ (Clint Eastwood), ‘il Brutto’ inizia a correre senza tregua, accompagnato da “L’estasi dell’oro”, pezzo scritto da Morricone e cantato dalla vocalist Edda Dell’Orso.

“Il buono, il brutto, il cattivo”, di Sergio Leone (1966)

‘Il buono, il brutto e il cattivo’ giungono al duello finale per impossessarsi del denaro nascosto in una delle tombe del cimitero. Il gioco di sguardi – passato alla storia come il miglior finale della storia del cinema – è enfatizzato dal pezzo di Morricone intitolato ‘Il triello’.

“C’era una volta il west”, di Sergio Leone (1968)

Jill McBain (Claudia Cardinale) giunge a Sweetwater, piccolo centro abitato nel più profondo West, per incontrare la sua famiglia dopo tanto tempo. Ad attenderla, però, non c’è il marito. La tristezza e la profondità dello sguardo mostratoci dalla Cardinale viene sottolineato dalla scenografia possente montata da Leone, unita al meraviglioso brano di Morricone, chiamato per l’appunto “C’era una volta il West”.

“C’era una volta il west”, di Sergio Leone (1968)

‘Armonica’ (Charles Bronson) e Frank (Henry Fonda) si affrontano nella tanto desiderata resa dei conti finale. Il gioco di sguardi già visto ne “Il buono, il brutto e il cattivo” si ripete senza però stonare, grazie all’uso del flashback e alla grande carrellata di Leone, utili a regalare una delle migliori scene finali di sempre.

https://www.youtube.com/watch?v=MsMLaFZEIqE

“C’era una volta in America”, di Sergio Leone (1984)

Un anziano ‘Noodles’ (interpretato da Robert De Niro) torna a casa dopo decenni di assenza. Il panorama domestico è stravolto, eppure, guardando in una fessura, ritrova il suo passato con dolcezza e intimità, rivedendo la danza della ragazza di cui era perdutamente innamorato: Deborah. Il pezzo, sempre a firma di Morricone, è intitolato “Amapola”.

https://www.youtube.com/watch?v=n4KB_ITJmG8

“Mission”, di Roland Joffé (1986)

Nominata all’Oscar – poi non vinto -, la colonna sonora di “Mission” è tra le più complete della carriera di Morricone. Difficile scegliere una sola scena del film, eppure la redenzione di Rodrigo Mendoza (Robert De Niro), ex cacciatore di schiavi consegnatosi nelle mani dei gesuiti, risulta essere il tratto più intenso dell’opera.

“Nuovo cinema Paradiso”, di Giuseppe Tornatore (1988)

Alfredo (Philippe Noiret) mostra al piccolo Salvatore (Salvatore Casciò) come far felice un intero paese, proiettando sul muro di un’abitazione la scena del film in cartello. Il risultato è da Oscar (vinto da Tornatore, però, e non da Morricone).

“La leggenda del pianista sull’oceano”, di Giuseppe Tornatore (1998)

Insieme a “Mission”, l’opera de “La leggenda del pianista sull’oceano” si impone tra le più mastodontiche di Morricone, tanto da vincere il primo dei suoi due Golden Globe. Qui il Maestro si sbizzarrisce nel genere jazz, regalando brani da conservare nella storia della musica accostata al cinema.

“La sconosciuta”, di Giuseppe Tornatore (2006)

Il finale de “La sconosciuta” è un incastro di emozioni intenso, drammatico e indimenticabile. Irena, ex prostituta ucraina, ritrova dopo anni di carcere la figlia che ha cercato di raggiungere per una vita. Visione sconsigliata per chi non avesse visto il film.

https://www.youtube.com/watch?v=OR5XjVJmSUE

“Bastardi senza gloria”, di Quentin Tarantino (2009)

Nel finale di “Bastardi senza gloria”, sesto lungometraggio diretto da Quentin Tarantino, il brano “Rabbia e tarantella” (scritto da Morricone per “Allonsanfan”, opera dei fratelli Taviani datata ’74) chiude in maniera superlativa la trama di un’opera brillante. Chiusa con l’omaggio del regista statunitense a quello che, pochi anni dopo, avrebbe definito “il suo idolo”: il Premio Oscar Ennio Morricone.

https://www.youtube.com/watch?v=oPUeuKO-A2Y

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.