Lettera a Tosel, il giudice sportivo dalla “chiusura” facile (e ipocrita)

Lettera a Tosel, il giudice sportivo dalla “chiusura” facile (e ipocrita)

“[…] si riferisce che i sostenitori della Società Roma scandivano il coro – lavali, lavali col fuoco o Vesuvio lavali col fuoco – nelle seguenti occasioni ed in maniera sempre udibile dal centro del campo: alle ore 19,20; 19,28; 19,50; 19,55; 20,26; 20,36; 20,45 e 20,47 dal settore Curva Nord; alle ore 19,28; 20,13; 20,45 e al 30° del secondo tempo dal settore Curva Sud.”

A rileggerlo, il comunicato n. 63 del 21 ottobre 2013, vien da ridere. Anzi, vien da pensare che Gianpaolo Tosel, ad oggi giudice sportivo della Serie A, sia un folle, pronto – dal divano di casa, con tanto di block notes – a riportare orari, modalità, toni, sensazioni, opinioni, storia, morfologia, albero genealogico e chissà quant’altro ancora della composizione di un coro.

Gianpaolo Tosel

Ed è bene sottolinearlo: di un coro. Di un canto – lo dice il dizionario – eseguito da più persone, nella fattispecie individui comuni, tifosi, ultras. Loro unico scopo – lo si sa da decenni – è quello di provocare tifosi o giocatori della squadra avversaria. Volano insulti, spesso poco gradevoli, li si intona, li si colora, li si cavalca, li si lancia. È il calcio, non nel suo lato migliore, ma è il calcio. Il calcio di chi, dalla curva – spesso con ignoranza, certo – forte del gruppo e della distanza, non si fa scrupoli ad insultar l’avversario. È l’insulto di chi, in preda all’adrenalina e con un pizzico di goliardia, sfotte il prossimo. Viene da chiedersi: quanti di quei tifosi, in privato, si comportano alla stessa maniera? Quanti di loro, addirittura, sono figli, cugini, amici di un “coleroso”, di una “zoccola”, di un “bastardo” o di un “figlio di puttana”? Con lo sfottò, con la presa in giro cade ogni barriera personale. Ci si diverte. A volte ci si fa male, a volte si monta un caso (quello della “discriminazione territoriale”) che non solo peggiora la situazione, ma di certo non va a risolverla. E come è successo per la Tessera del Tifoso (inutile quanto nociva), si rischia di stuzzicare per l’ennesima volta quel lato del calcio – gli ultras – con cui non si può e non si deve instaurare una guerra. Almeno non su questo tema. Grazie al (presunto) razzismo negli stadi, e alla (presunta) “discriminazione territoriale”, ore, giorni, mesi, scelte, opinioni e moralismi si perdono in un mare di inutilità, perdendo tempo, invece, a sfavore di problematiche ben più importanti. Roma, Milan, Inter e Torino: quattro curve, quattro stop. Questa, per il calcio, è la vera sconfitta. Perché un coro non fa male a nessuno. Non si pretenda, del resto, di educare le curve dopo anni di silenzio. Non è mai interessato a nessuno farlo. Darsi da fare ora, nel 2013, è troppo tardi. Ed oltre che farci ridere, in fondo ci fa anche un po’ di tristezza.

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.