Nel calcio e nella vita contano i professionisti, non il numero di neri

Nel calcio e nella vita contano i professionisti, non il numero di neri

Secondo alcuni amici la Francia avrebbe vinto grazie agli africani “selezionati in tutto il continente”.
“Selezionati”!
Pogba e Mbappé, per dire, sono nati a Lagny-sur-Marne e a Bondy. Selezionati nel proprio paese, pensate.

Se è il colore a incidere, verrebbe da chiedersi perché il Senegal non possa mostrar fiero almeno tre mondiali nella sua bacheca.
“Perché l’Africa non ha le strutture per coltivare talenti, l’Europa sì” direte voi.
Giusto!

Allora perché il Belgio di Lukaku, Démbele e Kompany non ha vinto nulla?
Perché l’Olanda di Kluivert, Seedorf e Davids è rimasta a secco persino in casa sua?
O perché la stessa Francia – che da almeno trent’anni vanta un gran numero di giocatori neri in rosa – non ha vinto tutte le competizioni disponibili?

Perché nel calcio, come nella vita, contano i professionisti che lavorano e non le idiozie di tre ubriachi al bar.

In vent’anni due mondiali, un Europeo, due Confederations Cup e due finali perse.
Ricambio generazionale completamente azzeccato, con particolari meriti a Deschamps: terzo tecnico ad aver vinto il mondiale anche da giocatore, capace di togliere le mele marce e valorizzare i talenti giusti.
Complimenti ai campioni del mondo.

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.