Origini di un genocidio

Origini di un genocidio

17 luglio, Israele ha cominciato una nuova fase dell’operazione “Margine di protezione”, che prevede l’invasione della Striscia di Gaza via terra. L’obiettivo principale dell’esercito israeliano è quello di colpire i tunnel sotterranei grazie ai quali Hamas riesce a entrare clandestinamente nel territorio di Israele. È, per molti versi, il punto più critico (il primo via terra) non solo dell’attuale conflitto israelo-palestinese, ma dell’intera guerra, ormai in vigore (seppur a tratti) dal 1948. E proprio dal ’48 – se non da prima – è necessario partire per comprendere appieno le cause di una guerra che, di anno in anno, prende sempre più le pieghe di un disastro moderno, in cui la pace (o un’eventuale tregua) sembra un traguardo anche solo impensabile.

Gaza invasione

ORIGINI – Nel 1896 Theodor Herzl, giornalista ungherese – ebreo – pubblica “Der Judenstaat” (Lo stato Ebraico), saggio in cui ipotizza, con forza ed orgoglio, la nascita di uno stato ebraico a ospitare i tanti ebrei perseguitati negli anni, da ubicarsi o in Argentina, o in Uganda o in Palestina. “Io non ritengo – scrive – il problema ebraico né come un problema sociale, né come un problema religioso, sebbene possa prendere queste ed altre sfumature. Esso è un problema nazionale e, per risolverlo, dobbiamo anzitutto farne una questione di politica universale, che si dovrà regolare nel consesso dei popoli civili. Noi siamo un popolo, Un Popolo”Queste ed altre parole, nel tempo, fanno di Herzl il padre moderno, nonché fondatore del sionismo, movimento politico – dal grande successo sociale – secondo cui lo Stato d’Israele avrebbe dovuto essere fondato nella sua storica terra, la Palestina, lì dove secondo la Bibbia sono sorti i regni di Davide e di Salomone.

LE PRIME MOSSE – Col franare dell’Impero Ottomano (caduto, dopo la Grande Guerra, nel 1923) gli ebrei trovano nell’Inghilterra la loro miglior alleata. Gli inglesi – ormai proprietari della Palestina – vi favoriscono l’immigrazione ebraica con l’obiettivo di far convivere pacificamente arabi ed ebrei. Ben presto, però, l’urgenza di stabilire un nodo legale (ma non ufficiale) per stabilirsi in Palestina si fa forte. Come? Acquistando terre relativamente vicine da egiziani e siriani, per la creazione – grazie ai fondi sionisti, e principalmente del Fondo nazionale ebraico – del tanto decantato stato nazionale.

NASCITA D’ISRAELE (E DEL CONFLITTO) – Col chiudersi della Seconda Guerra Mondiale, per l’Inghilterra lo stato d’Israele non è più un affare, bensì un problema; tanto da defilarsi nel ’47 ed affidare la gestione del tutto ad un nuovo organismo internazionale, l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Per gli europei (e in generale per l’Occidente) gli ebrei avrebbero valorizzato il territorio palestinese meglio e più degli arabi (che però – piccolo particolare – lo abitavano da svariati secoli). Nacque così l’idea di una divisione della Palestina, ovviamente festeggiata dagli ebrei e duramente contestata dagli arabi. Nel giorno della sua proclamazione (15 maggio 1948), lo stato d’Israele vede dichiararsi guerra dagli eserciti d’Egitto, Siria, Libano, Iraq e Transgiordania. Il primo conflitto si chiuse nel giro di un solo anno, con la totale vittoria d’Israele, e l’acquisizione di un terzo dei territori che la risoluzione ONU aveva assegnato ai palestinesi (foto).

a sinistra, quanto stabilito dalla risoluzione 181 dell’ONU; a destra, Israele dopo la guerra del 1948 - da Il Post
A sinistra, quanto stabilito dalla risoluzione 181 dell’ONU; a destra, Israele dopo la guerra del 1948 – da Il Post

OGGI – Successivamente, nel ’67, con la Guerra dei Sei Giorni Israele  – grazie all’ennesima disfatta araba – occupa l’attuale Cisgiordania, compresa l’intera Gerusalemme, oltre a Gaza, il Golan e il Sinai. È solo uno dei tanti – troppi – esempi che portano alla situazione odierna, costruitasi negli anni di occupazione ebraica ai danni dei territori arabi. Le reazioni della Palestina, deboli, disorganizzate, ma soprattutto ridicole – in termini d’efficienza – rispetto a quelle israeliane, vedono in Hamas (organizzazione terroristica, fondata nel 1987 per combattere l’avanzata ebraica) le sue miglior rappresaglie.

In virtù del ripetersi di una guerra terribile, priva di dialogo, reiterata e distruttiva, in molti da tempo ritengono superfluo pronunciarsi a riguardo, in quanto conflitto a noi estraneo in termini di azione. Io non ritengo mai superfluo raccontare le cause di un conflitto, anche prendendomi il rischio – con tutte le responsabilità del caso – di sembrare di parte. Oggi Israele sta ulteriormente martoriando, occupando, uccidendo una casa non sua. Saperlo, di questi tempi, fa sempre bene.

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.