Perché Tsipras ha vinto senza gli € 80

Perché Tsipras ha vinto senza gli € 80

Vincere le elezioni in Grecia, sfiorando la maggioranza assoluta da partito di “sinistra radicale”, nella crisi più nera, contro tutto e tutti, non dev’essere facile. Eppure Alexis Tsipras, leader del “Synaspismós Rizospastikís Aristerás” (letteralmente “Coalizione della sinistra radicale”), partito meglio noto come Syriza, ce l’ha fatta. Senza proclami, slogan, barzellette, prese in giro o demagogie d’alcun tipo. Si può dire – con eccessiva semplicità – che c’è riuscito col sorriso sincero di chi ha voluto restituire dignità ad un paese sull’orlo della bancarotta non solo economica, ma anche sociale. Si può dire – con meno semplicità – che cause ben precise hanno concesso al greco di portare il suo partito dal 3,26 % al 36,34 % in poco più di dieci anni. A partire dal suo programma.

Syriza Tsipras

1. Lo stato sociale.

Oggi, parlare di stato sociale, è rischioso. C’è chi lo ritiene obsoleto, superato, fallimentare. Tsipras, al contrario, ha voluto correre il rischio. Va restituito ai cittadini uno stato di diritto, che sia meritocratico, che investa nella conoscenza, nella ricerca, nella nuova tecnologia al fine di far rientrare a casa giovani scienziati, massicciamente emigrati negli ultimi anni. Come? Anzitutto con l’aumento immediato di investimenti pubblici di almeno € 4 miliardi. Poi, con il sostegno alle piccole e medie imprese, sovvenzionandone i costi energetici in cambio di occupazione e clausole ambientali.

2. L’Europa.

Anziché sbraitare contro l’Europa – minacciando scissioni, uscite dell’eurozona, abbandono dell’euro -, Tsipras ha ragionato sul concetto di Unione Europea. Da greco, ovviamente, ha mosso delle critiche, ma ha anche preteso delle condizioni. Va istituito un «New Deal Europeo» di investimenti pubblici finanziati dalla Banca europea per gli investimenti. Il nuovo corso (d’ispirazione rooseveltiana) va accompagnato da un aiuto quantitativo da parte della BCE con acquisti diretti di obbligazioni sovrane. Se si collabora, non è necessario litigare. Il concetto è semplice, e pur trovandosi in contrasto col concetto di austerity, Tsipras è riuscito a prendere radicalmente le distanze da partiti come Alba Dorata e gli altri movimenti anti-europei populisti e di destra.

3. La gente.

Se c’è crisi, devono attuarsi scelte semplici, immediate. Non affrettate, certo, ma che presuppongano cammini più lunghi. Il piano di Tsipras per i cittadini greci prevede: elettricità gratis per 300.000 famiglie attualmente sotto la soglia di povertà; sussidi pasto per 300.000 famiglie senza reddito; garanzia abitativa (affitti sovvenzionati); reintroduzione della tredicesima; assistenza medica e farmaceutica gratuita per i disoccupati non assicurati e tessera speciale di trasporto pubblico per il disoccupati di lunga durata e di coloro che sono sotto la soglia di povertà.

4. L’occupazione.

In Grecia, il tasso di disoccupazione è al 26 % (più del doppio rispetto a quello italiano). La questione più grave del paese è quindi quella del lavoro. Il primo passo verso la riabilitazione del dipendente è quello di abolire tutte le norme che consentono i licenziamenti ingiustificati e di massa. A seguire, è previsto un inserimento di 300000 occupati in tutti i settori dell’economia (privata, pubblica, sociale). Forse i passi più complicati da compiere, ma possibili con un pizzico di intelligenza.

5. L’ideologia.

Alexis non ha avuto paura di definirsi “radicale”. Non ha avuto paura di alzare il pugno su uno sfondo di colore rosso accecante, sorridendo. Non ha avuto paura di definirsi comunista perché non è quel tipo superato di comunista, lo è a suo modo: attuale, innovativo, intelligente. Ora viene il bello. La sua è una sfida rischiosa: servono fondi, fiducia, grandi alleanze (è già stato costretto a trovarle nei “Greci Indipendenti”, partito di destra) e molto, molto coraggio. Viste le premesse, però, è doveroso crederci.

 

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.