Il peso delle parole

Il peso delle parole

“Avete idee condivisibili, alcune più, alcune meno. Ma se un ragazzo di Casa Pound vuole entrare a far parte del Movimento, non vedo problemi oggettivi”. 11 gennaio del 2013, i neo-fascisti – riuniti di fronte al Viminale per la presentazione del simbolo elettorale – incontrano Beppe Grillo, il quale (con infinita leggerezza) ritiene “democratico” aprirgli le porte. Ricordiamolo: Casa Pound – gli amici del Duce, quelli del “nostalgismo” e del “Torna a credere, ricomincia a lottare” – si è resa più volte protagonista di episodi violenti, ambigui, decisamente illegali (vedi l’aggressione a Sandro Ruotolo, per dirne una). Eppure Beppe Grillo, – leader (all’epoca) da 8,7 milioni di voti – gli apre le porte quasi come fossero vicini di casa in cerca di sale per la pasta.

Grillo_Mafia

“La mafia è stata corrotta dalla finanza, prima aveva una sua condotta morale. Dovremmo quotarla in Borsa”. 26 ottobre 2014, ieri. Beppe Grillo, dal palco dello #SfiduciaDay, parla di “condotta morale” riferendosi al cancro dell’Italia, la mafia. “Prima”, dice. Quando? Nella New Orleans degli anni Venti, quando rapine, estorsioni e falsificazione di banconote imperavano sovrane nei quartieri della città? O nell’Italia degli anni Ottanta, quando il paese intero venne fatto tacere con l’eliminazione di Falcone e Borsellino? È chiaro: Grillo non voleva elogiare la mafia. Eppure, in quel gioco delicato chiamato “periodo grammaticale”, è riuscito a porla su un piano di paragone positivo. Fosse un Signor Nessuno, Grillo potrebbe anche permettersi un’uscita superficiale. Eppure Grillo, capo ideologico – che lo voglia o no – del Movimento Cinque Stelle, sceglie di rischiare compromettendo non solo il destino del suo movimento, ma – cosa ancor più grave – distorce la voce di migliaia e migliaia di elettori che in lui hanno riposto fiducia. Se si può sorvolare su Casa Pound, se si può sorvolare sulla Boldrini (la definì un “oggetto di arredamento del potere”), se si può sorvolare su mille altri scivoloni, quando si tratta di Mafia il discorso è un pelino diverso. In politica, le dichiarazioni sono le premesse per credere alle eventuali scelte del partito che si vota. Se il resto del mondo politico prende in giro l’elettore – non lo nego – Grillo (in buona fede) fa di peggio. Scivola, incespica, deve rialzarsi ogni volta da qualche gaffe per recuperare terreno. Ed ogni volta perde voti, miseramente. Se Alessandro Di Battista continua a denunciare una “persecuzione della stampa” ai danni del Movimento, inizi a chiedersi come fare davvero per iniziare a combatterla. Chiudendo la bocca al suo leader, ad esempio. 

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.