Prima l’ideologia di genere, poi la libertà di parola

Prima l’ideologia di genere, poi la libertà di parola

J.K. Rowling sostiene da un paio di anni che gli uomini che si dichiarano donne non sono donne e che questa ideologia lede l’identità femminile. Per questo riceve minacce di morte ogni giorno. Un poster femminista con scritto “I love J.K” è stato addirittura bandito dalla Network Rail alla stazione di Waverley, a Edimburgo. Maya Forstater ha perso il lavoro al Center for Global Development per aver dichiarato che gli uomini non possono trasformarsi in donne e che è la biologia a determinare il genere. “Ogni donna che ha difeso la verità sul sesso è stata punita e molte sono incapaci di farlo perché spaventate”.

L’ideologia dell’identità di genere è divenuta negli ultimi anni una vera e propria guerra intestina del mondo femminile e di sinistra: causa di minacce, censure, libri bruciati, account sospesi e accuse di transfobia. Ed ecco che le minoranze, ingiustamente discriminate fino a ieri, diventano i nuovi (silenziosi) censori del 2020. Non condivido alcune delle dichiarazioni riportate nell’incipit del post, ma questo ostracismo sociale e autoritarismo culturale è la reale minaccia dei giorni nostri dove se spezzi il coro sei automaticamente da boicottare. Qui muore il dibattito e perisce il pensiero critico.

In Scozia la polizia ha appena avvertito una della principali poetesse che c’erano serie minacce alla sua sicurezza. A Jenny Lindsay è stato consigliato di non partecipare a eventi se non accompagnata. In un nuovo saggio, “Anatomy of a Hounding”, ha raccontato come è stata denigrata, attaccata e boicottata da colleghi. Quanto è preziosa la libertà d’espressione, specie se data per scontata mentre altrove l’attualità grida aiuto.

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.