Questione di scelte

Questione di scelte

Questione di scelte. Si riduce a questo l’ultima puntata di Game of Thrones, la serie evento in grado di monopolizzare il mondo della televisione per gli ultimi otto anni e che proprio domenica notte ha visto scorrere per l’ultima volta i suoi titoli di coda. Lo fa dopo una stagione, l’ottava, più che mai travagliata e discussa: dalle critiche mosse alla fotografia della terza puntata, “The Long Night”, alla frustrazione dei fan per la deriva di Daenerys, così mal digerita da portare decine di migliaia di fan a firmare una petizione per riscrivere l’intera trama dell’ultima serie targata HBO. Per comprendere la portata del fenomeno, gli sceneggiatori David Beniof e D.B. Weiss hanno dovuto spiegare alla fanbase alcune delle loro scelte. Scelte, dicevamo, che con la maggior obiettività possibile andrò a giudicare qui di seguito:

Jon uccide Daenerys

Inevitabile, dopo l’annientamento di Approdo del Re e la minaccia di combinare disastri ancor peggiori. Jon sa di non avere altre soluzioni, ma è necessario l’incontro con l’ormai condannato a morte Tyrion per aprirgli davvero gli occhi, spingendolo all’atto estremo con molto melodramma e poco sensazionalismo. Si chiude il cerchio: il nipote onesto che toglie di mezzo la zia dittatrice.

Drogon, what else?

Il personaggio più maturo di tutti è una bestia. Scopre l’assassinio della madre e non solo risparmia il carnefice, ma scioglie a suon di fuoco sputato il tanto agognato trono di spade. Un po’ come Thanos con le gemme dell’infinito. Poi, non soddisfatto, mostra il petto e scompare per sempre regalandoci l’atto di saggezza più commovente di tutte e otto le stagioni. Niente più guerre né fuoco, solo la meritata pensione lontano dai guai degli esseri umani. Alla fine, il pacifista era lui.

Bran, il nuovo Re

Sacrosanto. L’essere umano più obiettivo di tutti e l’unico in grado di non cadere negli errori del passato. L’unica, vera risposta alla violenza di tutti gli anni precedenti. L’unica, vera speranza di ottenere un mondo diverso. Se solo potessi votarlo alle Europee…

Jon torna dai Guardiani della Notte

Una vita a chiederci se avrebbe mai posato le chiappe sul Trono di Spade, invece eccolo lì che fa la fine del poveraccio. Da buon figlio Stark. Ancora una volta. Compie l’atto più difficile e importante dell’intera serie e finisce di nuovo ai confini del mondo, senza moglie né figli, terre né corone. Ritrova però la sua gente senza trionfalismi di sorta, portando vita laddove prima c’era solo morte. Ed è quanto di meno banale potessimo augurarci.

Le due Stark, conquistatrici e regine

Poco da dire: la Cristoforo Colombo di Westeros salpa di nuovo alla volta dei confini del mondo ed è giusto così. Bene anche mrs. simpatia Sansa Stark: finalmente ha la sua dannata corona e può fare la stronza di diritto, con chiunque. Il finale dei sogni, almeno per le due sorelline.

Tyrion di nuovo… Tyrion

Non solo scampa per l’ennesima volta alla morte, ma lo fa con il suo marchio di fabbrica: convincendo i rappresentanti di tutte le più importanti casate del continente a eleggere un nuovo re, diventandone primo cavaliere e rivoluzionando la dinastia monarchica da ereditaria a elettiva. Ancora una volta il più piccolo di tutti compie la più ardua delle imprese e torna a farlo nel suo stile, dopo qualche stagione di latitanza.

Brianne, cavaliere d’onore

Non me ne vorranno le altre casate, ma anche nell’ultima puntata il momento più toccante e di rara preziosità lo conquista un Lannister. Glielo dedica un personaggio straordinario, cavaliere fedele e spadaccino d’eccellente prestanza. Una donna il cui onore supera le pulsioni del cuore. Tanto da ultimare lei la pagina dedicata allo Sterminatore di Re sul Libro dei Fratelli, dove le grandi imprese dei Kingsguard vengono narrate. Tanto da destinare lei all’immortalità, l’amore incondizionato di Jaime per la sua regina.

Prima di chiudere smentisco un po’ di luoghi comuni sentiti negli ultimi giorni con dei semplici video:

Non c’erano segnali che Daenerys fosse pazza: https://www.youtube.com/watch?v=0cb-C8vKvyE;

La distruzione ‘improvvisata’ di Approdo del Re, vista invece da Bran quattro stagioni prima: https://youtu.be/8gh0-4hOzyw?t=79.

Questione di scelte. Tutte azzeccate, anche se i difetti non mancano: dall’improvvisa accelerata delle tempistiche degli eventi al parziale ridimensionamento della caratterizzazione di alcuni personaggi. Sacrifici di una serie giunta al termine del suo ciclo vitale meglio di tante altre, in una cornice di fotografia, scenografie ed effetti speciali degni della grande Hollywood. Chi l’avrebbe mai detto, meno di dieci anni fa? Decisamente in pochi. Oggi, invece, siamo tutti qui a parlarne per un’ultima volta. La vittoria di una serie che ha definitivamente rivoluzionato il concetto di televisione e di cinema bellico. Una serie che – e questo mi consola un po’ – non dimenticheremo presto.

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.

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