Stasera più che mai: 6 motivi per non votare Beppe Grillo

Stasera più che mai: 6 motivi per non votare Beppe Grillo

Nel picco più notevole di santificazione del personaggio, dell’attore, del comico e del leader stasera, più che mai, da giornalista in erba e cittadino pensante quale sono ripenso ai diversi motivi per cui, alle Politiche di febbraio, non voterò Beppe Grillo.

1. Per il suo carattere strettamente personalista ed autoritario:
Se a metà 2011 Grillo istruiva i suoi candidati sul tema TV (”Quindi vi porteranno nei talk show – spiegava – andateci decisi”) a fine 2012, poco democraticamente, sceglie di cacciare – letteralmente – dal suo Movimento Federica Salsi (consigliera comunale a Bologna, rea di aver preso parte ad una puntata di Ballarò) e Giovanni Favia (consigliere regionale dell’Emilia Romagna). Due “consiglieri brillanti” – a detta di Grillo – ma invitati, senza poco confronto interno, a lasciare un Movimento in cui credevano fermamente.

2. Per la volontà di mandare in Parlamento gente che – in buona parte – non è minimamente preparata:
A farmi sorridere (e a destar preoccupazione) fu un video pubblicato sul profilo ormai defunto di Pubblico, il giornale di Telese, dove personalità dalla discutibile qualità e professionalità si pubblicizzavano in maniera a dir poco pietosa, dando un pessimo esempio sia delle proprie qualità oratorie sia dei propri requisiti e competenze. Non si generalizzi in negativo, le eccellenze ci sono: ma non si generalizzi neanche in positivo.

3. Per l’eccessivo culto del leader e non del Movimento:
Il Movimento è Grillo. È la sua ideologia, il suo modo di porsi, aggressivo, convincente, affatto populista, bensì popolare. Ma oltre Grillo e il culto della sua personalità, il Movimento è composto da anonimi. A far notizia sono in pochi. Si celebra sì il collettivo, eppure c’è solo Grillo con i media, dinanzi la telecamera. Lui stesso monopolizza l’ideologia di cui si fa gran portavoce, dando di rado parola a qualcuno che non sia lui ed egli stesso. Eppure di Movimento si tratta.

4. Per la sua scelta (onesta quanto populista, qui va detto) di non candidarsi:
E proprio perché di Grillo e del suo Movimento si parla, una volta in Parlamento chi si porrà a capo ideologico del gruppo Cinque Stelle? Quale sarà la linea da adottare? Chi la sosterrà? Come potrà Grillo far valere la propria posizione se istituzionalmente fuori dai giochi? Come sarà il post-Grillo? Tante incognite, poche le risposte.

5. Per l’atteggiamento anti-europeista e pro-lira:
Un suicidio. A livello economico, diplomatico, logico. Invece di porsi fuori da un Europa indubbiamente colma di contraddizioni e difetti, si dovrebbe lottare per un’Europa diversa, più unita e legata da vincoli seri. Grillo – invece – fa il gioco contrario. Con quali speranze?

6. Per la gaffe nell’aver aperto a Casa Pound:
Grillo, in occasione dell’incontro per la presentazione dei simboli dei partiti in quel del Viminale, apre a quel bravo ragazzo di Simone Di Stefano, candidato alla Regione Lazio per Casa Pound Italia. Poc’altro da aggiungere, se non che a farne le spese – si ironizza – è stato Sandro Ruotolo: ultima vittima di un modus operandi ancora una volta violento ed anti-democratico.

Grillo non è il male peggiore, sia chiaro. Ma si stia attenti a santificare un uomo sulla cresta dell’onda, sì, ma colmo di contraddizioni e di scelte che, con la democrazia, hanno poco a che fare.
Perché cacciare dal palco i giornalisti, per eccellenza strumento democratico di libertà ed opinione, non è propriamente da galantuomini.
Specie se lo si fa solo quando è più comodo.

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.