Stazione Ostiense, binario 16, ore 6.30. Quel Roma-Milano è lì, fermo ad aspettarmi ormai da qualche mese. Lo prendo, mi siedo, attendo. Inizia il primo, vero, autentico viaggio di lavoro. Proprio a Milano, acerrima nemica – si fa per dire – di noi romani. Da lì, dopo aver posato le valige, andrò all’ATA Hotel Executive. Accreditato, è noto, per SoccerMagazine, testata sportiva di cui sono redattore da ormai quasi un biennio. Trovo l’Italo, sofisticato e accogliente. Un po’ come la Milano che troverò una volta sceso a Porta Garibaldi. Sono le 9.56, saluto il personale, esco dal treno, prendo la metro. Sono diretto in Centrale, direzione hotel Demò. È il primo Settembre, l’estate è alle spalle, l’impegno è alle porte. Trascorrerò l’intera giornata a visitare ciò che di Milano va visto: Duomo, Castello Sforzesco, Navigli, Piazza Fontana, Scala e quant’altro. Il centro piace, Milano è città viva e dinamica. Di sera non posso perdermi San Siro, il Meazza, stadio di Milan e Inter. Per chi scrive di calcio, un’emozione rara. Poi è tempo di dormire, il 2 settembre la sveglia suona presto. Il calciomercato ci aspetta.
L’ACCOGLIENZA – L’ATA Hotel Executive, 4 stelle a pochi passi da Corso Como, è da anni casa fissa dell’ultima, calda giornata di calciomercato. Per SoccerMagazine non è affar nuovo. Proprio l’anno scorso quattro di noi vi si sono recati in qualità di inviati. Per me, al contrario, è la prima, vera esperienza con l’altra faccia del calcio. Quella che non comprende giocatori, arbitri o fuorigioco, e che invece ben conosce firme, contratti, stipendi ed interessi. L’accoglienza è insolita, silenziosa ma professionale. Acquistato il wi-fi, muniti di tre portatili e rispettivi smart-phone, il lavoro può iniziare. L’ora calda sta per scoccare.
PRIMA LE PICCOLE – A farla da padrone – almeno fino a pranzo – sono le trattative che a pochi interessano e che eppure si chiudono: quelle di Serie B, Prima e Seconda Divisione. L’Hotel si riempie di procuratori e dirigenti (scorgo l’indimenticabile Massimo Taibi), ma la presenza predominante è quella della stampa: SKY, Premium e Rai sono in prima fila, seguono Sportitalia e GazzettaTV. Gli inviati si riconoscono: Di Marzio, Raimondi e Criscitiello si ergono a protagonisti sul palcoscenico, e con loro le rispettive, attrezzatissime troupe. Dopo pranzo la hall inizia ad accendersi, i cellulari squillano sempre più freneticamente. Il conto alla rovescia è iniziato.
SERIE A: ECCO KAKÀ , CASO QUAGLIARELLA – Dopo il piacevole revival di Kakà al Milan, a tener banco è il caso Quagliarella, vicino alla Roma. Sono le 18.00, e nella trattativa si inserisce di prepotenza la Lazio (orfana di Yilmaz). È ora di cena, Sabatini (o chi per lui) fugge a cena con Marotta. Con la Lazio fuori dai giochi sembra fatta. Ci si blocca sull’ingaggio, ma con Borriello in uscita forse la soluzione è dietro l’angolo. Poi l’imprevisto: ad un’ora dal termine Conte blocca l’ex Napoli: la cessione non s’ha da fare. Si chiude la cena (mal digerita), e per di più salta l’approdo di Gilardino alla Juve. Si gioca al fermi tutti, ognuno resta dov’è.
FINO ALL’ULTIMO MINUTO – Verso le 22.00 inizia a farsi strada un po’ di vero e sano sport: la corsa. Gli agenti si sgolano, firmano contratti al tavolo buffet o per le scale, giocatori (quei pochi che ci sono) gioiscono o si disperano. In poche parole: è caccia alla firma decisiva. Il count-down preoccupa pochi e diverte i molti (troppi) giovani che affollano la hall aperta al pubblico. Noi continuiamo a scrivere, il Genoa è scatenato, il Verona pure. La Lazio piange miseria e la Roma resta così com’è. La Juve s’accontenta, così come pure l’Inter e il Napoli. Oltre Kakà, di grandi colpi di scena non se ne son visti, ma di certo la frenesia non è mancata.
Alle 23.00 il mercato chiude i battenti. L’Executive si svuota, noi chiudiamo i computer e ci godiamo il dovuto relax. Anche se in crescendo, la giornata è stata a dir poco impegnativa, ma anche bella, meravigliosa, indimenticabile. Se si lavora con passione, del resto, c’è sempre qualcosa da ricordare. Ed è per questo che oggi, di ritorno a Roma sul treno 9977, scrivo e chiudo un racconto che di certo rileggerò con piacere. Perché all’ATA ci tornerò di sicuro. Ma la prima volta ha sempre un sapore tutto suo.