Berlino, Capitale della Storia Contemporanea. Ma non ci si innamora – il racconto di Riccardo Cotumaccio

Berlino, Capitale della Storia Contemporanea. Ma non ci si innamora – il racconto di Riccardo Cotumaccio

Berlino va raccontata, non decantata.

Ne vanno descritte le sfumature, i colori, le sensazioni e le diverse sfaccettature che ti propone.

Non è Roma, non è Parigi: è la città di chi ha sofferto e di chi invece oggi, pare non conoscer crisi.

Il nostro hotel, nel cuore di Pankow
Il nostro hotel, nel cuore di Pankow

Pankow, il nostro quartiere, si trova nella zona settentrionale della città. È ben organizzato, tende al bianco, ed è costellato di piccoli parchi pubblici e piste ciclabili rigorosamente valorizzate. Come del resto l’intera città, la zona è ben collegata al centro e alla periferia, merito della metropolitana (linea U2) e della S-Bahn (linea regionale).
Per chi vive a Roma, in materia di trasporto pubblico, Berlino è un inchino alla civiltà. Di giorno, come in ogni capitale europea, ci si stupisce il giusto: treni in orario, decine di linee metro, controlli efficienti e stazioni esteticamente affascinanti fanno di Berlino un esempio da prendere in considerazione. Ma è di notte che lo stupore si fa incredulità: metro aperte nel week-end e treni ogni dieci minuti regalano alla città una fitta linea di trasporti costantemente in moto e ancor oggi in evoluzione.
Per farla breve, è ciò che manca a Roma per esser vivibile.

Gendarmenmarkt
Gendarmenmarkt

Nei monumenti Berlino – per chi di Roma apprezza l’estetica – risulta un po’ anonima.
La Porta di Brandeburgo è maestosa ma opaca, il Reichstag è una cupola di metallo, Alexanderplatz sa di finto, Potsdamer Platz piace ma non stupisce, il Duomo è scolorito; solo il Gendarmenmarkt riesce a farsi apprezzare: più per il colpo d’occhio, però, che per il Konzerthaus e le chiese gemelle.
Ciò che di Berlino lascia più il segno, invece, è la sua storia recente, segnata da ferite ancor oggi ben evidenti.
È con il Checkpoint Charlie – noto posto di blocco tra la Berlino dell’est e quella dell’ovest – che si avverte l’aria ancor triste della Guerra Fredda.
Lì dove il mondo si divideva in blocchi, oggi sorge un’ambigua meta turistica, intrisa di capitalismo, souvenir e copricapi sovietici venduti neanche fossero ombrelli.
La Friedrichstraße è dritta, ordinata, quasi “nazista”. Si perde in Kreuzberg a sud e a Mitte a nord, tagliando l’intero centro di Berlino senza mai accennare una curva. Tedesca, insomma. Di notte è buia, silenziosa e vuota. Poco viva.

Berlino--316x237
Kurfürstendamm

Se si ricerca la Via del Corso romana, invece, non si può non visitare il Kurfürstendamm, il viale da passeggio (e da shopping) più amato dai berlinesi. Da Wittenbergplatz alla zona dello zoo il Ku’damm dà il meglio di sé, tra fontane, monumenti e locali da visitare.

Al muro va dedicato un capitolo a parte. Non è granché, va detto. Colpisce più per la storia che per l’estetica. Lo si può apprezzare al Checkpoint Charlie (pochi metri), ma soprattutto all’East Side Gallery, a pochi minuti da Warschauer Straße. Lì dove varcare il confine era sinonimo di speranza, oggi scorre pacifica la Spree, al lato di un muro che senz’altro fa riflettere su quanto il mondo, non meno di 25 anni fa, fosse così ridicolo da dividersi in due.

Di sera, Berlino chiude presto. Neanche fosse soggetta al coprifuoco, dopo mezzanotte la capitale chiude le tende, i locali chiudono le cucine e i ristoranti abbassano le luci.
Ignobile.
Che siano le ferie estive? Me lo auguro. Ma per trovare una zona carina anche ‘by night’ ce n’è voluto: parlo della Simon-Dach-Straße, parallela della celebre Warschauer Straße: ricolma di locali carini, gelaterie italiane e pub alla moda. Va detto: vale anche qui la regola del coprifuoco (allo scoccar della mezzanotte ti cacciano a pedate), ma la zona è da visitare.

Curioso notare come neanche i musei affascinino più di tanto. L’Hamburger Banhof, museo d’arte contemporanea – a due passi dalla stazione centrale di Haubtanhof – non esalta (da segnalare il Mao di Andy Warhol); dal Pergamon ci si aspetta di più (bello, comunque, l’altare di Pergamo) e il museo della DDR incuriosisce ma non incanta.

A Berlino würstel, patate, carne e crauti di ogni genere affollano i tavoli di fast-food, ristoranti e banchetti all’aperto. Per palati sopraffini come quelli italiani, la cucina tedesca risulta piacevole sul momento ma insopportabile nel lungo periodo (dopo due giorni i würstel al curry erano già un incubo).
Impossibile, invece, non apprezzarne la birra. Sui tavoli dei ristoranti, sui luoghi di lavoro, nelle mani dei turisti e in special modo proprio dei tedeschi, la birra è la miglior amica per eccellenza del popolo di Berlino.

Potsdam

Di Berlino, ahimé, ho amato solo Potsdam (che Berlino non è). Poco a sud ovest della capitale, la “Versailles tedesca” è nota a giusto titolo per il gran numero di palazzi e parchi adibiti a residenze dai re di Prussia. Visitarla è stata un’esperienza unica, grandiosa, indimenticabile. Grazie al tour guidato ne abbiamo apprezzato la storia, l’estetica, l’ordine e il fascino.
Fascino messo più volte a rischio, sia dai bombardamenti del ’45 sia dalla mano tutt’altro che delicata della DDR, che però è risorto grazie alla rivalorizzazione della cittadina, sostenuta dall’UNESCO (che di Potsdam ha fatto patrimonio dell’umanità).

In generale, Berlino risulta fredda, grigia, apatica. Non ci si affeziona.
Di certo, però, ha molti punti positivi. Dal traffico pressoché inesistente al grande spazio dato ai ciclisti, dal verde e dai giardini curatissimi (Tiergarten su tutti) alla pulizia per le strade, passando poi per il già decantato servizio di mezzi pubblici all’accoglienza dei berlinesi, cordiali e simpatici (al contrario delle aspettative).

Cos’altro aggiungere…
Vivrei a Berlino? Mai.
Tornerei a Berlino? Dubito.
Berlino va vista? Sì, assolutamente.
È la capitale della storia contemporanea, vetrina del passato più recente.
E poi la birra costa poco.

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.