Riccardo Cotumaccio: “L’Augusto? Una rampa di lancio. Servono più fatti e meno chiacchiere, anche nei licei”

Riccardo Cotumaccio: “L’Augusto? Una rampa di lancio. Servono più fatti e meno chiacchiere, anche nei licei”

Beatrice, 16 anni, oggi studia al liceo classico Augusto. Come me, da anni scrive per il DeGeneratione, giornalino d’istituto per il quale ha voluto fortemente intervistarmi sul liceo che fu, che è e che dovrebbe essere. Di quel giornalino fui direttore, ed oggi – con questa splendida intervista – ripercorro quanto di positivo quell’esperienza ha regalato alla mia vita.

Riccardo Cotumaccio Travaglio

Ciao Riccardo, ormai sei uscito dall’Augusto dal 2011, ma cosa ti hanno lasciato questi cinque anni di studio?

“I cinque anni all’Augusto sono stati i più formativi della mia vita. Mi hanno formato più che dal punto di vista culturale, dal punto di vista sociale: mi hanno insegnato ad affrontare tante situazioni, più di vita che di studio. Non credevo di essere destinato alla vita universitaria, che ho intrapreso subito dopo la maturità scegliendo scienze politiche, facoltà che dopo un anno non mi ha convinto affatto, spingendomi a scegliere scienze storiche. Lì – concentrandomi sulla storia – sono riuscito a trovarmi, studiando con più metodo e con più attenzione. Dalla mia esperienza posso dire che l’Augusto ti dà – più che una formazione tecnica allo studio – una preparazione che ti aiuta ad affrontare l’università, di certo più pesante del liceo”.

Rimaniamo ancora sul romantico: com’era l’Augusto quando c’eri anche tu e come lo trovi oggi?

“Quando c’ero io, l’Augusto era un mix di persone che non avevano voglia di fare nulla e di altre che facevano finta di voler far qualcosa, riuscendoci peraltro anche abbastanza bene. In ogni caso, però, c’erano personaggi che provavano ad impegnarsi. L’Augusto lo ricordo con tanta felicità e passione specie perché vi ero immerso, essendo stato direttore del giornalino ed essendomi spesso impegnato in attività che andavano oltre questo ruolo (vedi le assemblee). L’Augusto di oggi invece,lo conosco poco e vedo spesso la stessa voglia di far sembrare più che la voglia di fare, e ciò mi dispiace perché ho sempre visto questa scuola come un pozzo di opportunità che pochi sfruttano, in quanto o sono fissi sullo studio o si perdono occupando ruoli di “potere” nel liceo. Come nell’Augusto di ieri, basterebbe poco per far sì che tutto vada un po’ meglio, a partire dagli studenti: un volantino in più, una frase in più detta in cortile per fare qualcosa in più anche durante le assemblee”.

Parlaci della tua esperienza in primis da redattore e poi da direttore del DeGeneratione.

“Il giornalino è stata la rampa di lancio della mia vita professionale. Nel 2008 sono diventato caporedattore della sezione sportiva, in un DeGeneratione che era appena rinato grazie all’aiuto di Leonardo Gerino – che si occupava della grafica – Alessandro Arfuso – che dirigeva il giornalino – e la Rech che sovvenzionava non tanto economicamente ma con la sua presenza il nostro lavoro. Quella fu un’annata eccezionale in quanto pubblicammo sette numeri, ci fu il numero sul terremoto in Abruzzo di quarantotto pagine, ed altri bellissimi pezzi con interviste a personaggi come Marco Travaglio, Leo Ortolani e Franco Siddi. Quell’anno addirittura venne fatta una mostra al piano terra di via Adria dove abbiamo ripercorso tutta la storia del giornalino grazie a tantissimi numeri vecchi ritrovati in un archivio. L’anno dopo divenni direttore io – restandolo per gli ultimi due anni della mia esperienza scolastica – e purtroppo devo dire che nell’ultimo anno subimmo un calo, grazie alla scarsa partecipazione ed alla mancanza di un grafico. A conti fatti, però, è stata un’esperienza che nel piccolo mi ha fatto capire come lavorare in grande e anche come rapportarmi con le persone in questo lavoro”.

Invece cosa ci dici della tua vita da augusteo?

“Non sono mai stato uno studente eccellente, spesso rasentavo la sufficienza. Questo perché non mi sono mai impegnato assiduamente nello studio, non perché fossi stupido – anche se molti professori hanno provato a farmelo credere – ma perché ero molto impegnato dalla vita “vera” dell’Augusto. Non mi sono mai scoraggiato perché sono sempre stato in contatto con lo staff dei ragazzi che lavoravano qui, dei ragazzi che hanno sempre dato una mano a far vivere questa scuola. Per me all’Augusto si può sorridere tanto stando giù in cortile, instaurando un dialogo: concentrarsi solo sullo studio è deleterio, bisogna cogliere entrambi gli aspetti. Io tra l’altro non ho mai fatto il rappresentante d’istituto ma ciò non mi ha mai impedito di fare qualcosa di importante in questo liceo. Non dimenticherò un episodio accaduto durante gli ultimi giorni del mio terzo liceo dove la Marchitelli, una professoressa che non fu mia insegnante ma che ricordo con immenso amore, mi definì come uno dei migliori rappresentanti d’istituto degli ultimi cinque anni. Quando le risposi di non esserlo mai stato, mi disse che lo ero stato moralmente. L’ho sempre preso per un gesto molto simbolico, che dimostra come non ci sia bisogno di essere eletti rappresentanti per combinare qualcosa di costruttivo. Consiglio a tutti di non perdersi in discorsi futili e di sfruttare quella splendida opportunità che è l’assemblea”.

Ora parliamo della tua esperienza fuori dalle mura augustee e della tua passione per il giornalismo che ormai è divenuta anche un lavoro.

“Sono partito non solo dal DeGeneratione ma anche da Zai.net, una rivista per studenti che consiglio a tutti i ragazzi del giornalino in quanto una fonte di contatto con questo mondo. Uscito dal liceo mi sono buttato a capofitto nel mondo del giornalismo online. Ho spulciato siti e cercato opportunità lavorative sentendo sempre il ritornello di fondo: “Sì, lavori per noi ma gratis”. Da quel momento sono andato a caccia del tesserino da pubblicista. Ho iniziato quindi a scrivere per diversi siti, sportivi principalmente, trovando i primi agganci. Ho cercato di far sapere a tutti che volevo fare il giornalista e così ogni qualvolta c’era un’offerta sono stato chiamato. Da lì ho iniziato a scrivere per alcune testate sportive come SoccerMagazine o Il Legionario, ho aperto un mio blog, il Contemporaneo, che nonostante l’inizio faticoso, ora conta numerose condivisioni. Pian piano sono arrivato a fare radio, prima sul web, ora con la LUISS, l’università privata. Infine, punta di diamante, lavoro con l’AS Roma Membership, progetto ufficiale della società di cui sono responsabile. Tutto si basa su come ti sai vendere, perché se vedono l’entusiasmo e la voglia di fare, sorvolano anche su un virgola messa male. Io cerco di dare l’entusiasmo e di mettere bene le virgole, ma se non fosse stato per il DeGeneratione, non avrei mai trovato l’autostima e il coraggio di continuare”.

Per concludere: come descriveresti il giornalismo di oggi?

“Il giornalismo di oggi è un po’ una contraddizione, perché si presenta ad alti e bassi, più nei bassi che negli alti. Però, nella grande massa di difetti che possiede, c’è anche un grande pregio, ovvero la scelta. L’informazione che è al servizio del cittadino è divisa in tantissime branche e spesso si fa protagonista di questo modus operandi, per cui ho la libertà di scegliere cosa leggere, quando e in che modo farlo. Quindi penso che si può tranquillamente evitare lo “schifo” che c’è nel giornalismo odierno senza farci imporre la coscienza da un giornalista. Una coscienza può darla un libro, non un articolo, quest’ultimo può farti solo capire verso quale punto di vista propendere”.

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.