Europa, tra limiti e scetticismo. Ma l’Euro sia un punto di partenza

Europa, tra limiti e scetticismo. Ma l’Euro sia un punto di partenza

1989, Berlino: la caduta del Muro riunisce la Germania, spiazza l’Europa e affossa l’Unione Sovietica. Nel 1991 Gorbacev si fa da parte, nasce la Russia, l’impero sovietico collassa: l’Occidente è in tumulto. Per parlare dell’Euro (cosa che di recente – in occasioni delle elezioni europee – stanno facendo un po’ tutti) è necessario tornare a quel tempo, quando l’allora “Europa dei Dodici” scelse di accelerare, non a caso, il processo della moneta unica.

Parlamento Europeo

MONETA UNICA, SENZA GOVERNO UNICO – Perché “accelerarlo”? Curioso a dirsi, proprio per colpa della Germania riunita. Con la caduta del muro di Berlino, infatti, il marco tedesco – già più forte del dollaro – avrebbe soppiantato qualsiasi valuta “avversaria”, spaccando logiche di pace – a detta di molti – ormai consolidate da tempo. A preoccuparsi, in primis, fu l’allora presidente francese François Mitterrand, tra i promotori (con i britannici) di un’accelerazione dell’integrazione europea che legasse il governo tedesco in un’Europa integrata, proprio ad evitare una ricostruzione salda e militarizzata dei tedeschi. L’euro, quindi, nasce per privare la Germania della sua sovranità monetaria. Però si sa: un processo “affrettato” porta ai suoi rischi ed alle sue imperfezioni. La prima è evidente quanto paradossale: l’Europa è unita solo economicamente e non politicamente. Ogni paese membro ha una sua fiscalità ma non fa capo ad un’istituzione sovranazionale. Nelle costituzioni nazionali il parlamento nazionale è più forte di quello europeo. La dimensione politica, anche quando si è tentato di attivarla, è sempre rimasta inter-governativa. Nel 2001, a conti fatti, è nata la moneta unica priva di un governo unico.

VERSO L’INTEGRAZIONE CULTURALE – L’Europa si rifà a principi forti, di contrasto nei confronti delle politiche belliche di inizio ‘900 e, dal 1952 ad oggi, s’è fatta promotrice di pace, democrazia e sviluppo economico, aprendo le proprie frontiere – non senza condizioni – a nazioni che la democrazia l’hanno solo immaginata sotto l’era del comunismo sovietico. Quello dell’Europa è un percorso a metà, forse sin troppo pacifico, sin troppo lento, sin troppo delicato. Eppure tanta delicatezza è un’esigenza: la comunità europea è variegata, eterogenea, divisa dagli interessi dei singoli paesi membri. Proprio per certe divisioni, negli anni è mancata l’integrazione e la sensibilizzazione culturale. Dalla prima elezione del Parlamento Europeo (datata 1979) ad oggi, nonostante il suo potere sia aumentato, c’è stato un calo costante dei partecipanti alle elezioni europee.

L’EURO COME PUNTO DI PARTENZA – Quello dell’Europa, in sostanza, è un percorso iniziato da tempo, ma ancora agli albori. Perché interromperlo? Lo insegna la storia: la restaurazione della Lira (moneta già in calo prima dell’avvento dell’Euro) non risolverebbe le logiche di un paese in crisi – l’Italia – a prescindere dalla sua moneta. Con l’Euro, nonostante tutto, si è compiuto un notevole balzo in avanti verso gli Stati Uniti d’Europa. Un’unione monetaria, politica e culturale regalerebbe all’Europa una sovranità economica senza pari, mettendo in seria discussione l’attuale egemonia degli Stati Uniti. Per conquistarla però ci vuole tempo, come ce n’è voluto per portare l’Europa da 6 a 28 stati. L’unione fa la forza, non l’ha detto nessun politico. L’ha sempre insegnato la storia, specie nei momenti più insidiosi.

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.