L’errore di Vendola: da leader a dimissionario

L’errore di Vendola: da leader a dimissionario

Da mesi, da anni, il sogno di Sinistra Ecologia e Libertà e di chi, con speranza, si è fidato di un’ideologia nuova, ecologica, di parte (con orgoglio) e di qualità, era il Parlamento. Sentirsi rappresentati, difesi e curati dal partito, ovvio, ma anche da chi lo ha sempre incarnato: Nichi Vendola.

Con le Elezioni del 2013 (non proprio idilliache, con una sinistra vincitrice ma sconfitta) per SeL – grazie al 3% di consensi – e il suo Presidente, il salto di qualità, l’occasione per dire la propria dopo anni di silenzio, era a portata di mano. Eppure, Nichi, dal canto suo (onesto, sincero), da Governatore della Puglia qual era – e qual è – non poteva farsi carico di un nuovo mandato e, soprattutto, di un nuovo stipendio. L’amoralità del doppio incarico – per lui che della morale ha sempre fatto comandamento – avrebbe gettato fango, ingiurie, insulti sul “governatore del popolo”, del sud, della Puglia “rinata”. Eppure l’errore c’è stato, e Vendola – da governatore – ha scelto di candidarsi, di vincere, di subire e di dimettersi. Nel giro di pochi mesi. Perché la campagna mediatica anti-Vendola c’è stata, ed è stata pesante. E lui, da politico onesto (forse troppo) quale si è sempre dimostrato, ha scelto di candidarsi con la consapevolezza di doversi dimettere. Perché? Per portar consensi al partito? Per promuover la propria immagine? Per trascinare SeL in Parlamento e poi dopo lasciar spazio ad altri colleghi? Perché non promuoverli prima, dunque. L’errore sta lì: nell’ennesimo, mancato, salto di qualità. Perché sì, restare in Puglia è una scelta d’onore, di cuore. Ma dare una mano al Paese sarebbe stata una scelta responsabile. Da Nichi Vendola, per intenderci.

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.