Perché parlare di Olimpiadi offende i romani

Perché parlare di Olimpiadi offende i romani

ROMA – Per correre con i presupposti “giusti” al ballottaggio per il nuovo sindaco di Roma, i due candidati Virginia Raggi (Movimento Cinque Stelle) e Roberto Giachetti (Partito Democratico) scelgono di darsi battaglia su una tematica dall’impellente importanza per il destino dei cittadini romani: le – eventuali – Olimpiadi del 2024. L’ex radicale, in un post Facebook, lancia il guanto di sfida: “Se vinco io Roma punterà a correre per i giochi olimpici, se vince la Raggi no. Punto”. Poi mette in mezzo persino Totti: “Ha ragione a volere le Olimpiadi, dire di no per paura sarebbe un danno enorme”. La ‘pentastellata’, dal canto suo, risponde che “i problemi della città sono altri”che non esclude un’eventuale olimpiade in futuro ma che soprattutto, oggi, è ‘criminale’ il solo parlarne. A ben vedere, non ha tutti torti.

RAI - Virginia Raggi e Roberto Giachetti ospiti di In mezz'ora

L’ATAC

La principale azienda di trasporti pubblici in Italia – in negativo di 60 milioni – non garantisce puntualità sulle corse, disponibilità di vetture, sicurezza per i propri autisti (spesso vittime di problemi alla schiena, o senza toilette ai capolinea) e per i propri utenti (specie d’estate sottoposti a condizioni di viaggio umilianti, privi di condizionatori e/o uscite d’aria adeguate a bordo). Con uno dei vertici dirigenziali più pagati al mondo, l’azienda romana vanta la peggior copertura mezzi d’Europa, aggravata da scioperi indetti – e concessi – puntualmente in prossimità di ponti, festività o addirittura partite di calcio. Ciononstante, secondo Giachetti: “Roma non ha nulla da invidiare a nessuno”.

MANTO STRADALE

Le strade della Capitale d’Italia sono per la maggior parte ornate di crepe, fosse, dossi naturali, buche di qualsivoglia tipo, reiterate e confermate negli anni grazie a lavori pubblici di un’incompetenza disarmante. La pesantezza dei bus, specie con l’afa estiva, modella il cemento quasi fosse argilla. I pini romani, spesso ai lati delle principali vie capitoline, rialzano i marciapiedi come fossimo al cospetto di una piccola e serpeggiante Faglia di Sant’Andrea nostrana. Piazze pubbliche, anche di recente rivisitazione architettonica (vedi Largo Appio Claudio, in zona Tuscolana), vengono stuprate da ignobili colate di cemento seguite a dei semplici lavori idraulici.

PULIZIA

Se Napoli, per anni, è stata simbolo suo malgrado della pessima gestione dei rifiuti, da anni anche Roma segue con meno clamore mediatico le orme dei ‘cugini’ partenopei. Le periferie romane – da Torrevecchia e a Torre Spaccata, passando per la Casilina fino a Settecamini – sono invase da cumuli di immondizia. Il centro storico, con sempre maggior frequenza, è teatro di battaglie a senso unico tra pantegane e gabbiani (sempre, trionfalmente vinte dagli uccelli in questione). La Capitale – dice la Confartigianato – ha i costi più alti d’Italia per l’igiene urbana: 249,9 euro a testa, pari al 50,9% in più della media nazionale. Il tutto, per un servizio in grave difficoltà.

SANITÀ

Ci sono interi reparti dell’ormai ex ospedale Forlanini, in zona Gianicolense, completamente abbandonati e presi d’assalto da sbandati e spacciatori. Il tutto, riporta il Corriere della Sera, in attesa di una riqualificazione della Regione Lazio (proprietaria dell’immobile). Attesa così lunga da concedere a una sedicenne di morirvi dentro per un’overdose. Il San Giovanni, a corto di posti letto e di personale, smista i pazienti in corridoio e spesso ne sottovaluta l’assistenza. Gli infermieri – mestiere delicatissimo – sono spesso iper sfruttati, costretti a doppi turni e a nottate in bianco. Mentre la sanità pubblica affanna, quella privata si prospetta ormai come unica, futura soluzione in termini di sicurezza, rapidità ed efficienza. In uno stato che però costringe i cittadini a pagare per il servizio pubblico.

RIQUALIFICAZIONE

Mentre la Vela di Calatrava sita in Tor Vergata – costruita nel 2009 per i Mondiali di nuoto e mai utilizzata – si squaglia sotto il sole capitolino, il Flaminio somiglia sempre più a un’opera preistorica e la Nuvola di Fuksas si appresta a essere inaugurata dopo ritardi, battute d’arresto e rinvii durati per quasi dieci anni, decine di edifici morti affollano la Capitale. Non solo grandi opere, infatti: da segnalare a questo proposito lo stato di abbandono dei locali di Villa Lazzaroni (in zona Appio-Latino), cui si è interessato solo qualche cittadino, promotore – tramite questa petizione – di una riqualificazione delle stesse mura in biblioteca. Non è da dimenticare l’ormai assodato degrado della maggioranza dei mercati rionali della città, riversanti in condizioni di disagio evidenti (fa eccezione quello di Piazza Epiro, modello isolato e non perseguito sul territorio).

CORRUZIONE

Quando Roberto Giachetti parla di “centosettantamila posti di lavoro”, dimentica che la città che vuole amministrare è reduce – e non scevra – dallo scandalo di ‘Mafia Capitale’, un’implosione di chiamate, mazzette e favori che hanno implicato e continuano a implicare una riuscita parziale, spesso inefficace, delle innovazioni che la città prova ad accogliere. Incompetenza, favoritismi, appalti truccati sono il lato oscuro di una Capitale irresponsabile, immatura e incapace di far sì che un evento come le Olimpiadi possano lasciare una eco positiva sul territorio.

CASE POPOLARI

A Roma 20mila famiglie stanno aspettando l’assegnazione di una casa popolare, mentre sono 9mila i casi di occupazione abusiva negli stessi edifici. Solo Alessandro Mustillo, ex candidato sindaco per il Partito Comunista (spesso ostracizzato mediaticamente), ha posto la questione tra i cardini della sua campagna elettorale. “I tre punti principali del nostro programma – ha dichiarato a RomaToday – sono la tutela del lavoro, la stabilizzazione del precariato e gli investimenti per le case popolari che diano risposte a quelle 30 mila famiglie che oggi vivono in emergenza abitativa”. Da parte degli altri candidati solo qualche piccola, sporadica dichiarazione.

CULTURA

Sabato 11 giugno gli artisti e gli attivisti che per tre anni hanno occupato il Teatro Valle – e sgomberati un anno fa – hanno deciso di rientrare nella storica sala al centro di Roma. Il blitz, però, è durato solo poche ore, con le forze dell’ordine prontamente corse sul posto a cacciare gli occupanti. Il Valle, inaugurato nel 1727, è stato dismesso nel giugno del 2011. Le stesse istituzioni che ne ignorano la morte lenta accolgono con indifferenza anche la reazione a catena di chiusure che sta interessando tanti cinema romani (dall’America all’Alcazar, per citare due storiche sale in Trastevere). Proprio gli occupanti dell’America – sgomberati anche loro nel settembre del 2014 – continuano a organizzare festival estivi e iniziative dedicate al cinema. Alla presentazione della rassegna in programma per i prossimi mesi non s’è visto alcun candidato sindaco.

DEBITO

Per citare l’ultima audizione nella commissione Bilancio della Camera di Silvia Scozzese, da settembre 2015 commissario straordinario del Governo per la gestione del piano di rientro del debito pregresso del Campidoglio, “Roma ha un debito di 2 miliardi: 3,2 di natura non finanziaria (come debiti commerciali per ritardati pagamenti) e 8,8 di natura finanziaria (come mutui)” (fonte Sole 24 Ore). L’Olimpiade porterebbe nuove richieste di finanziamenti, nuovi indebitamenti da spalmare negli anni a venire e nuove difficoltà da rimpallare tra le future gestioni. Guadagni, certo: ma soprattutto nuove grane.

P.S. I debiti per i Mondiali del 1990, tenutisi in Italia, sono stati estinti solo nel 2015.

Solo ponendo delle premesse a un miglioramento di Roma lavorando su tematiche simili, calcolando un lavoro meticoloso su lungo termine, si può prendere in considerazione l’idea di tenere un’Olimpiade nella nostra città. Per citare un ormai nostalgico Mario Monti: “Dobbiamo essere molto responsabili in questo momento della vita italiana. Non vogliamo che chi governerà l’Italia nei prossimi anni si trovi in una situazione di difficoltà”. Anche se sono passati quattro anni, e lo spread è bello che dimenticato, le parole dell’ex premier sono più che mai attuali. E “responsabilità” è il termine giusto per aspettarsi di gestire questa Roma nella maniera più saggia.

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.