Quella parte di SeL che sale sul carro di Matteo (un po’ troppo pieno)

Quella parte di SeL che sale sul carro di Matteo (un po’ troppo pieno)

17 deputati a 15. Vince il sì al decreto Irpef, per soli due voti. C’è la frattura, lasciano Migliore, Fava, Piazzoni e Di Salvo, altri dieci sembrano destinati al Gruppo Misto. È “il giorno peggiore” di Sinistra Ecologia e Libertà, lo dice Nichi Vendola, lo dicono le cronache, lo diceva (da tempo) anche la logica. Sì, perché il partito più a sinistra di una sinistra che non c’è, crolla sotto i suoi stessi difetti, sotto i colpi dell’anti-personalismo, sotto i colpi di un partito che pensa troppo e agisce meno.

Vendola

PERCHÈ SPACCARSI? – Anzitutto, il decreto Irpef (approvato dalla Camera con 322 sì, 149 no e 9 astenuti) sancisce gli 80 euro in busta paga per i dipendenti che guadagnano meno di 24mila euro all’anno. È, e resta per ora il perno fondamentale, quello più importante. Votandolo, in sostanza, persino il partito di Nichi Vendola avrebbe legittimato l’operato di Matteo Renzi (pur essendo chiaramente all’opposizione). E da Sinistra Ecologia e Libertà, quel decreto, è stato votato. Gennaro Migliore, ex capogruppo alla Camera per SeL ed oggi leader di quell’ala interna favorevole a dialogare con il governo, è stato uno dei primi a lasciare: “Ieri – dice – è stata messa in discussione, di fatto, non l’espressione di un punto di vista diverso, ma la deontologia di una posizione in seno a una comunità politica: sono stato accusato di ‘sequestro della linea’ politica del partito, appunto. Di essere un sabotatore. Per me si è rotto ieri un vincolo di fiducia”. Un affronto, una mancanza di rispetto. Parole forti, tanto da spingere Migliore a trascinarsi dietro un bel gruppo di persone, destinate (per ora) al Gruppo Misto.

LA RESA DI VENDOLA – “Per noi – ha ammesso Vendola – è il giorno più difficile. Quando una comunità si spacca in modo così plateale è comunque una ferita. Sono molto dispiaciuto. Ma noi rimaniamo all’opposizione per sfidare Renzi a cambiare agenda politica per combattere contro l’austerity”. Anche se sommesse, le parole del leader SeL sono chiare: siamo contro il premier, non ne accettiamo la linea. Chi vuol favorirla vada pure, ma è nel torto. Condivisibili, ma pur sempre parole. Lo si è visto con il PD: Renzi, a prescindere dall’operato politico, è riuscito a saldare diverse, innumerevoli fratture all’interno del suo partito. Vendola, in ambito ben più ristretto (e meno eterogeneo) non vi è riuscito, centrando in pieno l’ennesimo fallimento personale dal punto di vista decisionale.

SALIRE SUL CARRO DI…MATTEO – Se lo ha fatto gran parte del Partito Democratico (basti vedere il pre-Letta ed il post-Letta), con il sì al decreto Irpef anche gran parte di SeL, da sempre avversa al segretario del PD, pare volervi improvvisamente salire. Non a caso Renzi (sempre lui) entra subito in scivolata: “Chi guarda al PD troverà un partito aperto, attento alle diverse sensibilità, intenzionato a lavorare avendo come obiettivo la giustizia sociale”. In un tweet Nichi Vendola cerca di riequilibrare la bilancia: “Sel rimane all’opposizione per sfidare Renzi a cambiare agenda e formazione del governo con i diversamente berlusconiani”. Chiaro, poco efficiente ma chiaro. Perché già da un po’, il partito più a sinistra di una sinistra che non c’è era diventato inefficiente. Ora che manca persino la chiarezza, di Sinistra Ecologia e Libertà parono intravedersi solo le macerie.

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.