Renzi l’Azzecca-garbugli: il PD brontola. D’Alema e Bersani scelgono Cuperlo

Renzi l’Azzecca-garbugli: il PD brontola. D’Alema e Bersani scelgono Cuperlo

Da mosca tze-tze qual era, Matteo Renzi (sia chiaro, null’altro che il sindaco di Firenze) si trasforma, si rinnova, si fa nuovo eroe di un PD dissenziente, critico e – soprattutto – dal forte, profondo senso dell’ironia. Profondo, sì, ma anche egoistico, dal momento che Letta (e il suo mal-governo) vivono tuttora per miracolo. È – senza offendere Manzoni – l’Azzecca-garbugli del Partito Democratico.

Matteo Renzi

Del resto, però, se di mal-governo si tratta, allora perché prendersela con Renzi che – “giustamente” – si fa portavoce di un’ala fastidiosa, irritante e di certo poco accomodante nei confronti del governo Letta?

  • Perché Letta fa pur sempre parte del Partito Democratico. Gli esponenti del partito, oggi più che mai, hanno il dovere di coalizzarsi in difesa del proprio premier, al fine di evitare nuove, rischiose scosse potenzialmente fatali alle grandi intese. Questione di responsabilità, non di sopportazione.
  • Perché se cade il governo cade ogni speranza di ripresa economica. E con le speranze a zero, l’Italia si ritroverebbe in quattro e quattrotto nei panni del capro espiatorio europeo. La vittima di Bruxelles, il fanalino di coda di un’Europa che oggi, bene o male, vede nel Bel Paese e nella sua stabilità una priorità inattaccabile. Il governo Letta sarà pure quello che è, ma ora come ora, per i mercati e per l’economia, serve. È un imperativo.
  • Perché ad attaccar Letta ci pensa già il Partito del Condannato. Quel partito che, da ormai 50 giorni, ricatta quotidianamente Letta e i suoi, rei di non voler legare i destini di un Condannato a quelli di un governo già claudicante. E se un popolo di burattini già insidia il bene del paese, non vedo perché ci si debba mettere anche Matteo Renzi.
  • Perché o ci si butta in campagna elettorale, o si fa solo il sindaco. “Sono solo il sindaco di Firenze”. A dirlo, Matteo, quasi si diverte. Come a dire: posso lanciare il sasso, tanto poi la mano la tiro indietro. E mentre chi, a Palazzo Chigi, cerca di fare il possibile per tenere in piedi un governo impresentabile (ma necessario, lo ripeto), Renzi fa di Pirandello la sua musa, indossa la maschera del Sindaco quando vuole (i casi di assenteismo in Consiglio Comunale parlano chiaro) e allo stesso tempo gira l’Italia divertendosi nel lanciar frecciatine al suo partito.
  • Perché “la vita delle persone non la si risolve con le battute”. A dirlo è Enrico Letta, dopo lo show di Renzi a Porta a Porta (“Capisco che Letta si preoccupi della seggiola, io preferisco pensare al paese”). Pensandoci, però, dopo vent’anni di berlusconismo a dirlo dovremmo essere tutti.

Congresso o non congresso, nel PD qualcuno smuoverà le acque. A farlo, però, non sarà necessariamente il Matteo nazionale. Dopo il dietro-front di D’Alema (“Se Renzi vince non saprà che fare, dovrà chiamare Cuperlo”) e la presa di posizione di Bersani (“Quella di Cuperlo è un’idea di partito molto vicino alla mia”) Renzi sembra più isolato che mai. Leadership e segreteria? Forse è troppo anche per lui. Troppo per quel rottamatore che, di questo passo, vedrà la luce politica ben presto. Lontano, però, da un PD che non sarà suo e forse non lo è mai stato.

Pubblicato da riccardocotumaccio

Speaker, autore, giornalista e presentatore: il tutto in un solo uomo, pensate.